28.6.12

Ora tocca ai teatri di cintura, di Silvio Di Francia

Paese Sera - Battaglie Perse di luglio.

Un fantasma s’aggira per la città. E’ lo spettro della delibera-quadro sui teatri comunali. Preannunciata più volte dall’amministrazione comunale, agosto sembra essere il mese perfetto per dare il via libera a quell’oggetto misterioso, preannunciato più volte sotto il titolo, a sua volta misterico, di “Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea”. Indiziato anche il periodo per lo svolgimento dei bandi, a primavera, dunque a ridosso della competizione elettorale. A voler pensar male sembra di assistere ad un colpo di mano in due tempi: il primo volto a rassicurare gli ambienti culturali più diffidenti, se non ostili verso l’attuale amministrazione; il secondo, più operativo, consistente in un bando tagliato su misura per una spartizione lottizzata (sulla quale, si spera, sia avvertita l’opposizione comunale). A voler, invece, pensar bene gli annunci sembrano disegnare un ircocervo quantomeno bizzarro. La gestione dei singoli teatri sarà, infatti,  spezzettata: una parte verrà messa a bando e assegnata alle realtà territoriali (per quattro giorni su sette) e il vincitore potrà scegliersi il direttore; mentre la ‘Casa dei Teatri’ nel suo complesso, per i restanti giorni, sarebbe gestita dall’amministrazione di Roma Capitale attraverso un comitato di indirizzo e un direttore generale. In altre pagine questo giornale ha descritto e commentato il progetto. Chi scrive interviene per fatto – come dire - personale. Il sistema degli spazi teatrali, di cui si parla, è stato interamente realizzato o ampiamente avviato dall’amministrazione precedente. I Teatri di “cintura” (Tor Bella Monaca, Quarticciolo, del Lido, Elsa Morante), ai quali si aggiungono i nuovi spazi di Villa Torlonia e Villa Pamphilj presso la Casa dei Teatri. Anche l’India, dedicato all’innovazione teatrale e il Globe, per il teatro sheakespeariano, nascono negli stessi anni. Con tutti i difetti del caso, sono realizzazioni compiute nel giro di sei, sette anni, in una città, fino allora, tutto sommato marginale nella scena teatrale, fatta eccezione per la stagione dei piccoli teatri “off”. Ora l’amministrazione proclama la volontà di riorganizzare l’intero sistema teatrale pubblico. La parola magica, retoricamente declamata, è governance. Che significa tutto e nulla. Forse il nulla dei quattro anni trascorsi tra chiusure di teatri, tentativi di lottizzazione, porte chiuse e insensibilità burocratiche. Le stesse che hanno provocato l’esasperazione e le occupazioni del Valle o del cinema Palazzo. Il contrario del progetto che animava la nascita dei Teatri di cintura: colmare un debito storico verso le periferie, dare speranza ai tanti che faticano a trovare spazi, occasioni, circolazione delle idee e dei talenti, attraverso progetti culturali e artistici. Un progetto ancora imperfetto e in promessa. Il contrario dell’accordicchio para sindacale (e paravento) che si profila all’orizzonte.