18.5.11

Ospedale Bambino Gesù

Roma 1943. Ospedale Bambino Gesù, reparto ortopedia.
E’ sera, in una grande corsia tanti lettini occupati tutti da bambini. E’ quasi ora di dormire, voi forse non sapete che in quel periodo, quando i bambini venivano ricoverati rimanevano da soli, senza avere la mamma o il papà vicino, che potevano venire nell’ora di visita a trovarli.
La sera i bimbi non è che si addormentavano subito. Questa è una sera come le altre, fino quando ad un tratto si sente una grande esplosione, subito un lampo accecante, una grande vetrata va in frantumi, rumore assordante, buio e pianti di bambini.
Spaventati alcuni invocano la mamma.
Subito arrivano le infermiere, prendono i bimbi piccoli in braccio e corrono quasi al buio, anche se nel frattempo si erano accese le luci blu, messe in opera forse dal gruppo elettrogeno.
Camminando sempre in questa penombra, lungo un corridoio, alla fine spunta anche qualche candela.
Sono in braccio all’infermiera, piangendo chiamo mamma.
Cominciamo a scendere le scale, più scendiamo e più è buio.
Arriviamo in un posto che odora di etere e di muffa.
In terra sul pavimento ci sono coperte stese, con adagiati sopra altri bambini.
Quello era il rifugio nelle cantine del Bambin Gesù.
Sdraiano anche me, ancora pianti.
Le infermiere alcune cercavano di calmarci, altre davano ordini, alla fine devo essermi addormentata perché non ricordo altro.
Questa è la notte tra il 19 e il 20 luglio 1943, il giorno del bombardamento a San Lorenzo, che iniziò la mattina, dopo le dieci.
Questo episodio non lo racconto spesso anche se l’ho molto impresso nella memoria.
Quando mi chiedono quale è la prima cosa che ricordo della mia infanzia , questo episodio mi viene in mente.
Io non avevo ancora 3 anni, li avrei compiuti il 27 ottobre. Questa storia particolare, chissà se è nella memoria di qualche altro bambino che come me si trovava in quella corsia del Bambin Gesù quella notte terribile.
Gregorina Mariani, letto il 21 aprile 2011 a TBQ durante la serata di lettura condivisa Storie minime

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14.5.11

Fratelli d'Italia

Ebbene sì, posso dirlo: c’ero anch’io!
C’ero anch’io 50 anni fa a Torino, a festeggiare il centenario dell’Unità d’Italia.
Italia ’61: ancora qualche anno e, come un ciclone, il ’68 avrebbe cambiato molte cose, ma io, generazione post-bellica allevata a pane e retorica, non lo potevo immaginare!
Torino era la mia città, la più adatta a celebrare una ricorrenza così speciale: a Mazzini, Garibaldi, Cavour, Gioberti erano intitolate importanti vie del centro, l’enorme monumento a Vittorio Emanuele secondo, sul corso omonimo, era visibile da ogni prospettiva e sembrava galleggiare sulle chiome degli alberi.
Nella bellissima sala del Parlamento a palazzo Carignano sembrava ancora di sentir echeggiare il famoso discorso “non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti si leva verso di noi…”
Per rifare il look alla zona, come si direbbe oggi, era stata strategicamente e velocemente abbattuta una bidonville, chissà dov’erano ora i suoi abitanti, ma le cose brutte non si dovevano vedere, guai a pensare che non fosse tutto perfetto, bello.
Belli i padiglioni sul Po, attraversato per l’occasione da una piccola ovovia che, arrivata alla collina, offriva un panorama da cartolina illustrata, bellissime le lussureggianti aiuole fiorite, belle le bandiere che sventolavano da ogni balcone, e infine belli anche i volti di tutti noi, fratelli d’Italia, che ci aggiravamo orgogliosi nella vasta area della mostra, non più donne, uomini, bambini, ma ITALIANI, i migliori, come ci avevano insegnato a scuola, un popolo di artisti, eroi, santi, navigatori…
La seconda strofa del nostro inno nazionale, quella che quasi nessuno conosce, dice: “noi fummo per secoli calpesti e derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi.” Povero Goffredo Mameli, morto così giovane e così presto, senza poter vedere il suo sogno realizzato, senza sapere nulla dell’eroica spedizione dei Mille, degli affascinanti garibaldini dalle camicie rosse che, a rischio delle loro giovani vite ci avevano dato anche la Sicilia.
Ed era con il cuore pieno di italico orgoglio, senso di appartenenza alle stelle, che tornavo a casa con un’amica dopo aver visitato l’esposizione per l’ennesima volta.
Ma… che cosa c’era scritto su quel cartello bianco, affisso al portoncino di un anonimo palazzo di periferia, sui cui balconcini garrivano al vento le bandiere tricolori?
Cinque parole in stampatello maiuscolo: NON SI AFFITTA AI MERIDIONALI.
Cristiana Minardi, letto il 21 aprile 2011 a TBQ durante la serata di lettura condivisa Storie minime

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12.5.11

SvettaCivetta il 14 maggio al Roma Skill Share 2011

Ispirato al Boston Skill Share, Roma Skill Share 2011 si terrà il 14 e 15 maggio presso il CSA La Torre, via G. Bertero 13.
E’ un evento che punta a condividere abilità ed esperienze, dalle più quotidiane alle più creative, dove ognuno può insegnare ad altri qualcosa della propria esperienza, assolutamente gratis!
Saranno due giorni di laboratori pratici, partecipativi e gratuiti per condividere abilita’ e conoscenze e vivere vite piu’ felici, creative e sostenibili. Tutti i laboratori avverranno attraverso l’apprendimento partecipativo, senza cioè distinzioni tra maestri e allievi, condividendo insieme una pratica.
Roma Skill Share e’ organizzato da un gruppo aperto ed in continua trasformazione. Individui singoli e realtà organizzate che operano sul territorio, come L38 Squat, La Citta’ dell’ Utopia, BugsLab, Primavera Romana, CSA La Torre, Ateneo Occupato, Rete Ciclofficine Popolari Romane, Officina Culturale Via Libera
Sabato 14 maggio alle ore 11.00 laboratorio di giochi di parole SvettaCivetta.
Per un numero massimo di venti bambini dai 5 ai 10 anni, accompagnati dai genitori. Si gioca tutti insieme.
L’ingresso è libero e non ci sono pre-iscrizioni, basta presentarsi il giorno stesso.
Consulta QUI tutto il programma dei laboratori

10.5.11

Sotto i cieli di Roma

Piazza Esedra otto e mezza del mattino siamo l'Onda in rivolta.
Centinaia di studenti delle scuole superiori romane si affollano attendendo la partenza del corteo.
Per molti di noi è il primo corteo della nostra vita, la nostra prima iniziativa impegnata.
Ogni scuola intona uno slogan, uno diverso.
Mi ritrovo schiacciato come una sardina.
Andiamo urlando la nostra ira, la nostra opinione, la nostra speranza al cielo di Roma.
Siamo in tanti, veniamo da ambienti diversi tutti (o quasi ), con un obbiettivo in comune.
Uno slogan dice : “né rossi, né neri, ma liberi pensieri”.
Non ci sono politici, né sigle sindacali, né bandiere, ci siamo solo noi studenti liceali.
Percorriamo via Cavour tra l'euforia di stare tutti insieme e l'angoscia per un futuro che si prospetta duro.
Non siamo facinorosi, come ci chiamano quelli del governo.
Non siamo bamboccioni, siamo ragazzi che studiano, si impegnano, siamo una risorsa per il nostro paese.
Dai cornicioni di qualche balcone la gente si affaccia giù, la chiamiamo a partecipare, la nostra rabbia euforica contagia.
Non abbiamo una forma precisa, siamo una massa distorta, ma siamo.
Esistiamo.
Ragioniamo con i nostri liberi pensieri, ergo siamo.
Ci staranno togliendo tutto ma non demordiamo, non ci pieghiamo, non ci spezziamo.
Resistiamo.
Siamo una forza in continua espansione.
Arriva mercoledì 29 ottobre, la rissa.
Ragazzi di Blocco studentesco attaccano ragazzi dei centri sociali.
E come al solito la violenza cancella la realtà.
Lo scontro sminuisce la nostra protesta, la nostra angoscia, la nostra paura.
Il giorno dopo ci attende la manifestazione del 30, quella della Cgil.
Sfiliamo per le piazze pacifici e incazzati.
Dal giorno prima la riforma Gelmini è legge.
Ci hanno distrutto la scuola.
Ci hanno rubato il futuro.
Ci hanno privato di risorse.
E l'Onda cade sotto il peso dell'angoscia e della disperazione.
E l' Onda muore schiacciata da una cupa realtà che aleggia come un avvoltoio sopra le nostre teste schiacciate dalla riforma.
Ma nonostante tutto noi non ci arrendiamo.
Perché noi crediamo. 
Davide Santoro, letto il 21 aprile 2011 a TBQ durante la serata di lettura condivisa Storie minime

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5.5.11

Lo Sciabecco

16/04/2011.
Bar dello sciabecco, Piazza delle Camelie, Centocelle.
Un piccione vola via spaventato da una macchina.
Sembra proprio uno di quelli con cui giocavo io da piccola sulla terrazza del palazzo di nonno Guido e nonna Luigia.
Alzo gli occhi, c’è una targa: “Ai martiri della libertà trucidati dall’oppressore nazi-fascista a perenne ricordo pose il nome il popolo di centocelle il 14 /04/1946”.

Marzo 1944.
Dopo via Rasella, quel giorno nonno si trovava lì da Angelino allo Sciabecco a giocare a biliardo, mi racconta ancora oggi impaurito come quel piccione, che i nazi-fascisti fecero irruzione nel locale. Tutti cercarono di nascondersi tra gli scaffali, sotto il biliardo per proteggersi dai nazi-fascisti. Qualcuno osò persino tirargli le palle da biliardo per aprirsi un varco e mandarli via.
Invece quelli, fecero la conta di chi doveva essere portato via, o per essere deportato, interrogato o peggio; per essere ucciso. A mio nonno stamparono un bel no sulla faccia. Non era un sovversivo.
Fuggì, volò via, impaurito come quel piccione, arrivò a casa e si nascose per giorni. Era in preda ad una crisi, ricordava che suo padre anni prima, aveva perso il lavoro perché si era rifiutato di aderire al partito fascista, in nome della sua libertà - “quelli te la fanno pagare, non la passi liscia!” - diceva
Oggi ho accompagnato nonno a fare la spesa, e tra una chiacchiera e un’altra tra gli scaffali del supermercato, ha fatto scorta di tutto.
Continua a farlo sempre, come se ancora fosse in tempo di guerra.
Alla cassa, scherzando con la cassiera che ormai lo conosce e lo chiama nonno Guido anche lei, lui sull'attenti davanti al carrello della spesa gli fa: - In nome della libertà, della mia libertà e della vostra, io dico oggi che la pace è una cosa meravigliosa.
Liliana Manetti, letto il 21 aprile 2011 a TBQ durante la serata di lettura condivisa Storie minime

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1.5.11

Le nostre storie minime da ascoltare


Grazie alla collaborazione con gli amici di Fusolab e Fusoradio - che hanno anche curato la diretta della serata di lettura condivisa Storie minime - è ora possibile ascoltare i vari brani letti il 21 aprile scorso a TBQ, e scaricarli tutti in formato mp3.
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Grazie a tutti